Indagine sull'atteggiamento della popolazione umana residente verso il ritorno del Lupo (Canis lupus) nelle Alpi lombarde
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Regione Lombardia - Assessorato all'Ambiente - Parchi, Riserve ed Aree protette
 
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Dipartimento di Biologia Animale, Università di Pavia
 
 
Publication date: 2003-10-31
 
 
Hystrix It. J. Mamm. 2003;14(IV ATIt Congress Supplement)
 
ABSTRACT
Quest'indagine è stata indirizzata a valutare l'atteggiamento della popolazione umana residente nel Comprensorio di caccia della Valchiavenna verso la presenza del lupo, in vista di una sua stabilizzazione sulle Alpi lombarde e di un aumento della sua consistenza. Si sono considerate tre categorie per un totale di 201 soggetti: cacciatori (20,4% della categoria), allevatori (26%) ed operatori turistici (18,5%). L'indagine si è svolta tramite sondaggio telefonico dal 14 al 24 gennaio 2002. Ad ogni intervistato sono state poste 28 domande, 3 di dati personali e 25 d'opinione, oltre a 7 domande specifiche per gli allevatori. Il 64,5% dei cacciatori e il 58,8% degli allevatori ha dichiarato di non conoscere le cause dell'estinzione del lupo, mentre il 60% degli operatori turistici dichiara di esserne informato. Allevatori (70,6%) e operatori turistici (60%) sono a conoscenza dell'incremento del lupo, mentre solo il 35,5% dei cacciatori è informato. Gli operatori turistici (60%) e gli allevatori (52,9%) ritengono possibile la ricolonizzazione delle Alpi da parte del lupo, mentre la maggior parte dei cacciatori non sa esprimersi a riguardo (42%). La maggior parte degli intervistati ritiene di essere informata su questo carnivoro (allevatori: 76,5%, operatori turistici: 60%, cacciatori: 58,1%) e teme che la presenza del lupo abbia aspetti negativi (cacciatori: 51.6%, allevatori: 52,8, operatori turistici: 80%). In merito alle possibilità di risarcimento dei danni vi è una notevole incertezza, dovuta ad ignoranza e a sfiducia verso gli enti pubblici. Cacciatori e operatori turistici sono state le categorie più preoccupate dell'effetto del lupo sulla fauna (80,7% e 80%) rispetto agli allevatori (41,1). Solo il 19,4% dei cacciatori e il 23,5% degli allevatori pensano che il lupo possa riequilibrare le popolazioni di prede selvatiche. Gli allevamenti di capre e pecore sono stati la maggioranza (62%), seguiti da quelli di bovini (33,3%). I piccoli allevatori (5-30 capi) prevalgono; le mandrie di più di 100 capi sono rare. Il periodo di pascolo in alpeggio va da 2 a 10 mesi. Il 41.3% degli intervistati adotta il pascolo brado, il 35.3% il pascolo non brado e il 17.6% il pascolo semi-brado; il 5.8% tiene gli animali in stalla. I recinti di protezione sono molto utilizzati nel pascolo non brado (83.3%). Gli altri intervistati non sono interessati a mezzi di protezione. La maggior parte del campione non è a conoscenza di eventi di predazione nella zona (58,8%), i restanti indicano casi di predazione di pecore (57,1%) e di capre (42,8%) non protette da recinzioni, da parte di cani vaganti. In base ai risultati dell'indagine, un progetto di gestione della ricolonizzazione delle Alpi lombarde da parte del lupo dovrà prevedere la rimozione degli atteggiamenti negativi tramite una campagna di sensibilizzazione e informazione, in modo da risvegliare una coscienza sulle tematiche di conservazione e gestione della fauna.
eISSN:1825-5272
ISSN:0394-1914
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